Tutti gli articoli di Marcello Sparaventi

Mostra alla FAR di Rimini / Poetica dei toni grigi

 

Immagini in bianco e nero, stampe ai sali d’argento.
Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19,30
Lunedì chiuso – Entrata libera
Presso la Far, piazza Cavour Rimini (RN)
Periodo di svolgimento: dal 16/09/2012 al 04/11/2012

La Fotografia è viva. Qualcuno pensa sia defunta e rinata in forme diverse. A ben guardare non esiste la Fotografia ma diverse “Fotografie” che rinascono ogni volta con modalità e strategie completamente nuove. Verrebbe da dire, provocatoriamente, che la Fotografia è omnicomprensiva e include nel suo vastissimo campo tutte o quasi le altre arti visive, le quali non sarebbero ora quello che sono senza la Fotografia. A. C.

Rimini, ha sempre seguito, almeno dagli anni 70, l’evolversi dei linguaggi fotografici con varie iniziative e con l’attività della Galleria dell’Immagine, che con una certa continuità rimane una delle gallerie fotografiche pubbliche storiche italiane. Con Foto di settembre, Rimini inaugurerà il mese dedicato alla Fotografia. Per seguire nelle multiformi espressioni l’articolarsi della produzione italiana e per ridefinire meglio un’approccio alla visione adeguato a ciò che Luigi Ghirri chiamava:….guardare oltre l’apparenza, e districarsi nel labirinto dei segni.

Fotografie discrete e allo stesso tempo cariche di poesia, lontane dai toni drammatici del pittorialismo fotografico come dalla freddezza della fotografia più concettuale. In contemporanea con la Ventunesima edizione del Si Fest di Savignano sul Rubicone,  la FAR (Fabbrica arte Rimini), nell’ambito di Foto di settembre, mese che Rimini dedica all’immagine fotografica, celebra la fotografia analogica attraverso la riproposizione delle opere di due fotografi marchigiani molto attenti alla tecnica, ma allo stesso tempo capaci di toccare altissime vette di lirismo.

Ferruccio Ferroni e Riccardo Gambelli, entrambi senigalliesi, hanno in comune un precoce amore per la fotografia, amore che dovranno sacrificare per carriere lavorative più sicure – Ferroni eserciterà per tutta la vita la professione di avvocato, Gambelli sarà dipendente delle Poste – mantenendo però la loro comune passione a livello amatoriale (caratteristica che unisce la poetica dei due fotografi, legata ai circoli fotografici e alle uscite domenicali). Hanno in comune inoltre l’assidua frequentazione dell’Avvocato Giuseppe Cavalli, mentore e guida spirituale, vero e proprio faro per la crescita intellettuale di entrambi. Cavalli sarà il fulcro del fermento culturale di Senigallia durante tutti gli anni ’50, e il fondatore del mitico circolo fotografico Misa, associazione che ebbe vita breve a causa delle ingombranti personalità che vi facevano parte – tra cui quella del fotografo senigalliese forse più conosciuto, Mario Giacomelli – ma a cui dobbiamo l’elaborazione di feconde e avanguardistiche concezioni della fotografia, del tutto inedite nella Penisola.

 

Ciò che distingue i due autori – sebbene condividano lo stesso background culturale, la stessa guida intellettuale e lo stesso gruppo di amici fotografi, con cui passavano insieme i momenti più emozionali della loro vita, dalle lunghe chiacchierate nei bar alle riflessioni sul medium fotografia nella splendida residenza dell’Avvocato Cavalli – è proprio l’approccio alla fotografia, dettato da una diversa lettura del reale.

Ferroni presenta uno stile fotografico radicale, fatto di sottrazioni: la capacità di isolare il soggetto e di ridurre la composizione del fotogramma all’essenzialità sono caratteristiche che il fotografo deve alla sua formazione classica, all’interesse per la pittura, nonché alle forti influenze che giungevano dall’Europa e dall’altra sponda dell’Atlantico, in particolar modo la subjective fotografie di Otto Steiner e la straight photography di Paul Strand.

Le   opere di Ferroni presenti nella mostra risalgono agli anni ’50, ma sono state ristampate negli anni ’80, quando il fotografo riprese, dopo un lungo periodo di abbandono, a fotografare e stampare in camera oscura. Egli annotava, con cura maniacale (ben sappiamo come il garage-laboratorio del fotografo non lasciasse spazio al caso), tutti i dati di stampa, cosicché ebbe modo di ricreare perfettamente gli stessi toni e lo stesso contrasto, riportando in vita l’anima di fotografie stampate trent’anni prima.

 

Gambelli, che muove i primi passi insieme all’amico Mario Giacomelli, presenta uno stile più descrittivo – e dai temi ricorrenti: marine, paesaggi, still-life, ritratti… – fortemente influenzato dal mentore Cavalli, che aveva l’ultima parola sugli ingrandimenti delle stampe e persino sui titoli delle opere (all’epoca molto importanti, poiché costituivano il biglietto da visita per la presentazione delle opere ai concorsi fotografici). Gambelli si concentra su Senigallia, che conosce in lungo e in largo, lavorando come fattorino telegrafico delle Poste, città a cui spesso si sovrappone una nuova visione idealizzata, dettata dalla forte sensibilità e dalla volontà del fotografo di trasfigurare il reale. Se Giacomelli sperimenterà una sorta di neo-pittoricismo fotografico, arrivando quasi ad eliminare in stampa i mezzi toni e creando così fotografie dai forti contrasti e dalla forte matrice grafica, Gambelli privilegerà una fotografia più discreta, in cui la tecnica dell’high-key contribuisce a renderla impalpabile, trasognante.

 

A nostro avviso, il nocciolo della questione e il punto focale della mostra riminese è capire come queste fotografie riescano, tramite un candido nitore, ad esprimere significati esistenziali ed universali. Il primo indiziato potrebbe essere l’attenzione formale con cui i fotografi ricreano, tramite infinitesimali variazioni di tono, tutte le sfumature del reale: influenzati da Cavalli, i due artisti alleggeriscono il peso delle ombre, ammorbidiscono i contrasti, giungendo così ad una poetica dei toni grigi. Una fotografia pura, eterea. Un approccio che, insieme a un’inclinazione dello spirito riservata e schiva, li spingerà ad evitare immagini d’effetto: i due fotografi privilegiano senza dubbio la riflessione piuttosto che la foto rubata, à la sauvette, fotografando solamente soggetti a portata di mano, per poterli analizzare con calma, in differenti condizioni di luce.

 

Una questione irrisolta quindi, che v’invitiamo a cercare di decifrare, guidati dalle fotografie tenui ed intimiste qui riproposte, opere che non mancheranno di ammaliare chi non si fa influenzare da facili sensazionalismi o da mode superficiali, ma che si fa invece guidare dalla propria sensibilità in un’osservazione profonda e riflessiva di ciò che ci sta intorno – ma che troppo spesso ci è invisibile.

La mostra “FANO>URBINO luoghi e vie di comunicazione” a Palazzo Ducale in Urbino

 

E’ in corso fino al 12 agosto 2012, presso le prestigiose Sale del Castellare di Palazzo Ducale ad Urbino (PU), la mostra FANO-URBINO luoghi e vie di comunicazione a cura dell’associazione culturale “Centrale Fotografia” e la “Scuola di Paesaggio-Roberto Signorini” in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Urbino, Omnia Comunicazione, Stamperia Benelli e FotoDigital di Urbino.
La mostra è curata da Cristian Vescovi, Luca della Martera, Paolo Giommi, Marcello Sparaventi, con i contributi di Massimo Conti, Gualtiero De Santi e Glaucomaria Martufi.

Le immagini sono state realizzate dal 5 ottobre 2011 al 13 novembre 2011 in occasione dello svolgimento del corso di fotografia organizzato da “Centrale Fotografia”, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Fano e l’Assessorato al Turismo del Comune di Urbino. Più di sessanta gli iscritti al corso, provenienti da tutta la provincia, che oltre a partecipare alle uscite fotografiche di gruppo con gli esperti “tutor” dell’associazione hanno potuto ascoltare i consigli tecnici e le riflessioni teoriche sulla fotografia dove sono intervenuti fotografi ed intellettuali di rilievo.
Per l’occasione è stato presentato in anteprima il video “Fotogrammi dalle traversine, la ferrovia Metaurense tra Fano e Pesaro” realizzato con le immagini di Marcello Sparaventi, il montaggio di Gianluca Vincenzetti e la grafica di Elisabetta Duchi.
I progetti didattici offerti da “Centrale Fotografia” hanno acquisito un notevole valore culturale, infatti sono stati esposti nei più importanti spazi pubblici della regione: come la mostra “FANO-PESARO rileggere il paesaggio nelle due città” il quale venne esposta nel 2011 nel ex Chiesa di San Michele all’Arco d’Augusto a Fano e a Pesaro nel cortile del Palazzo Toschi Mosca, la mostra “Il Paesaggio naturale nel paesaggio nel paesaggio antropico” la quale venne esposta nel Centro Arti Visive “Pescheria” a Pesaro. Dal 2005 oltre dieci corsi dedicati al rapporto tra territorio e fotografia, con circa quattrocento iscritti, fanno di “Centrale Fotografia” uno dei più importanti centri per la divulgazione della cultura fotografica nelle Marche, confermata anche dall’importanza del prossimo corso di fotografia che iniziera il 3 ottobre 2012, e dove è possibile iscriversi: un evento regionale aperto a tutti, anche a chi non ha mai fotografato: “Corso di Fotografia FANO-PESARO-SENIGALLIA-CORINALDO-ANCONA-FERMO nelle immagini, nei luoghi e nei racconti dei grandi fotografi delle Marche”, il quale vuole trasmettere la tecnica fotografica e suoi risvolti culturali attraverso la conoscenza dei fotografi marchigiani riconosciuti come maestri della fotografia d’arte come linguaggio espressivo.
La mostra allestita presso le Sale Castellare di Palazzo Ducale, potrà essere visitata fino al 12 agosto 2012, con orario 17.30-19.30.

Nella propria stanza – catalogo della quarta edizione della rassegna di “Centrale Fotografia” a Fano

 

Nella propria stanza

Pagg. 24, 26 foto a colori. Copertina morbida (16×16). A cura  di Luca Panaro e Marcello Sparaventi.  OmniacomunicazioneEditore, 2012.

Catalogo della 4° rassegna dedicata alla fotografia e all’arte contemporanea organizzata a Fano dall’8 al 10 giugno 2012 da Centrale Fotografia. L’opuscolo contiene due brevissime biografie di altrettanti ospiti d’onore della rassegna, Alessandra Spranzi e Paolo Ventura,  e alcune loro foto. Il critico Luca Panaro, direttore artistico del festival, presenta gli artisti protagonisti della mostra “Carousel”, uno degli eventi della rassegna: Nadia Groff, Selene Lazzarini, Chiara Proserpio e Katia Rigali.  I giovani artisti sono stati a chiamati a confrontarsi con un tecnologia del passato, i proiettori di diapositive “Kodak Carousel” degli anni ’60 per interpretare attraverso la fotografia lo spazio intimo e privato, ma aperto al mondo esterno,  della propria stanza. In appendice un breve saggio di Luca Panaro, dal titolo “La fotografia al cinema” sui film proiettati nel corso della rassegna: Alice nella città, Smoke, Il favoloso mondo di Amèlie e One hour photo.

Massimo Conti

 

Roberto Signorini – Immagini, musica, parole – Diatape e video 1992-2002

 

Roberto Signorini

Immagini, musica, parole

Diatape e video 1992-2002

Pagg. 44,  3  fotografie e 3 disegni in B/N, (15X21) copertina morbida. Contributi di Emilio De Tullio, Annibale Rebaudengo, Marcello Sparaventi  e Maria Luisa Tornesello.  A cura di CentraleFotografia.  OmniacomunicazioneEditore, 2012

A dieci anni dalla sua uscita CentraleFotografia, in occasione della mostra dedicata al teorico della fotografia Roberto Signorini (1947-2009), nume tutelare della Scuola di Paesaggio che porta il suo nome, ha deciso di ripubblicare  questo scritto presentato nel 2002 presso la Sezione culturale del Circolo filologico milanese. Il libro è articolato in una premessa, nella quale l’autore analizza i rapporti tra immagine, musica, racconto e memoria, e in tre  capitoli che illustrano nel dettaglio l’idea iniziale, la genesi e lo sviluppo di tre progetti video proiettati in occasione dell’ edizione 2012 della rassegna CentraleFotografia: Nell’antica casa accogliente (1992), Parabita: un racconto architettonico (1994) e È stato (1994). A corredo del testo cinque pagine dedicata alla vita e all’opera di Signorini a cura di Maria Luisa Tornesello. Un piccolo libro denso di contenuti, una riflessione sul rapporto tra musica immagini e “racconto fotografico” come testimonianza della discontinuità tra architettura contemporanea e quella del passato.

Massimo Conti